Anno dopo anno ci addentriamo sempre di più nel terzo millennio, segnando ogni momento di questo periodo col progresso, tangibile su tutti i campi… dalla scienza, alla tecnologia, al campo medico e così via. Queste componenti, in continuo fermento, essenziali per la società odierna si contrappongono a ciò che caratterizza l’uomo e lo distingue dall’essere animale.
Ricordiamo che l’uomo, dal punto di vista qualitativo, si distingue dall’animale per essere dotato principalmente della ragione, della capacità di amare e della volontà libera. Se ci soffermiamo sulla capacità di amare, l’uomo di per sé dovrebbe essere una creatura socievole e priva dell’istinto di danneggiare un suo simile, ma nella realtà dei fatti ciò non accade.
Anzi si verifica tutt’altro! Il fenomeno che andremo ad esaminare va ben aldilà della semplice capacità di amare, ma si riferisce all’atteggiamento di superiorità dell’uomo nei confronti dei soggetti di un gruppo etnico differente.
La definizione corretta di razzismo è basata sulla suddivisione del genere umano in razze differenti con diverse caratteristiche biologiche, intellettive, che le rendono collocabili su una scala gerarchica, definendo così la superiorità di alcune rispetto ad altre.
A proposito di razza umana
La concezione di razzismo basata sulla superiorità di una razza rispetto ad un’altra, non è mai stata così sbagliata. Il termine razza è utilizzato in modi diversi nelle varie culture e tradizioni, per cui non tutte le teorie concepiscono il genere umano suddivisibile in razze allo stesso modo in cui avviene con gli animali.
Ciò perché, come fior di studi scientifici hanno dimostrato, il genere umano nasce da un antenato comune e le variazioni dei caratteri somatici tra i vari gruppi, su cui in modo errato gli uomini vengono impropriamente suddivisi in razze, sono indice di adattamento del genere umano alle condizioni climatiche e ambientali del luogo in cui nei vari millenni si è stanziato, ma dal punto di vista genetico non comportano nessuna differenza.
Razzismo e contesto storico
Dal punto di vista storico, fin dai tempi antichi questo fenomeno rappresenta quell’insieme di teorie che sostengono la superiorità di alcune razze rispetto ad altre, mettendo in pratica atteggiamenti oppressivi e di segregazione razziale, giustificando questo comportamento sulla diversità biologica.
Il razzismo dal XIX secolo assume carattere scientifico e da qui si innesca quella reazione che ha portato in tempi non molto lontani a mettere in atto pratiche di selezione genetica per garantire la purezza di una razza ritenuta superiore, eliminando difetti genetici e strumentalizzando politicamente questo nuovo concetto di razzismo.
Questa è l’accezione più forte e incisiva del fenomeno, ma bisogna anche considerare gli usi più comuni del termine che vogliono identificare nel razzismo anche gli atteggiamenti di superiorità al cui fondamento vi è la professione di un determinato culto, la provenienza da un’area geografica, o semplicemente l’avere un accento più marcato o diverso.
In conclusione…
Il tanto amato progresso fa passi da gigante, ma ancora alcune cose sopravvivono alla modernità… il razzismo è una di queste….parlare di globalizzazione e di processi di integrazione socioculturale non è stato sufficiente a debellare questo atteggiamento denigratorio verso i nostri fratelli.
Quindi ci si chiede: il mondo è veramente bello, perché vario? Forse sì, forse no…. Sicuramente il razzismo è stato da sempre mezzo dei più forti per imporre la supremazia sui più deboli, giustificando il potere dietro alle forme più aberranti di discriminazione.